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| Titolo: Ventura a BNP: “Bari, per la A serve organizzazione. Tornare? Con un progetto serio perché no…” Mer Giu 06, 2018 5:42 pm | |
| L’amarezza per il mondiale di Russia perso sul campo è grande. Inutile tornare sui fattori che hanno portato a questo epilogo, se ne è parlato tanto. Perché Giampiero Ventura resta comunque un uomo di calcio consolidato e, soprattutto, un allenatore che nella storia del Bari ha scritto pagine belle, se non bellissime. Le ultime prima di un declino che, salvo alcune parentesi eccezionali, appare inarrestabile. Impossibile dimenticare quel campionato di Serie A, anno di grazia 2009/10, con tanto di qualificazione sfiorata in Europa League. Per l’ultima volta nella loro storia i galletti seppero battersi con ardore nella massima serie, anche contro le big del calcio italiano. L’Inter del triplete non riuscì mai a battere quei suoi terribili ragazzi in biancorosso.
La realtà è ora ben diversa e di acqua sotto i ponti ne è passata molta. Nonostante ciò, mister Ventura non si è sottratto alle domande della nostra redazione ed ha dimostrato grandissima disponibilità. Tanti i temi trattati, altrettanta la voglia del tecnico genovese di tornare a far bene sul campo. Perchè lui, in fondo, allena per libidine.
Mister Ventura, buon pomeriggio. A distanza di tanti anni dalla prima volta qual è, oggi, il suo rapporto con Bari? “Mi sento un barese adottato. Ho molto piacere nell’essere qui, non c’è un posto migliore di questo. Per certi aspetti è simile a Genova, ad esempio c’è il mare. Ma qui la qualità delle persone è completamente diversa, anche nel piacere del sorriso. Incontrare un barese che non sorrida è praticamente impossibile”.
Il Bari, al contrario, ha visto svanire ancora una volta il sogno Serie A. Fatale la sconfitta contro il Cittadella. Che cosa è mancato ai galletti per fare il salto di qualità? “Ho seguito poco la squadra, nel senso che l’ho fatto da lontano. Mi dispiace molto per come è andata a finire, la Serie A sarebbe stata un mezzo per risolvere una parte dei problemi che e’erano. Non tutti. Il fatto è che alla base di un successo serve organizzazione. Fattori come la voglia ed il numero delle presenze allo stadio non possono fare a meno di questo aspetto. Serce una società forte, bisogna creare strutture di un certo tipo. Poi si deve pensare ai giocatori. Per il resto non entro nel merito specifico delle dinamiche, non mi competono perchè non le ho vissute. Di sicuro in questi ultimi anni la piazza ha sicuramente sofferto”.
Come giudicare, nel complesso, il lavoro di Grosso? “Grosso lo conosco dai tempi di Torino. E’ la sua prima esperienza a livello professionistico, lam sua esperienza, coi pro ed i contro del caso, va considerata positiva. Arrivando ai playoff, poi, hai avuto la speranza di pensare in grande. Un buon biglietto da visita per il futuro”.
Veniamo ai suoi ricordi legati al Bari. All’inizio non c’era molto ottimismo, ma che esordio a ‘San Siro’contro l’Inter… “Fa parte ormai della preistoria, a me piace sempre guardare in avanti. Fu senz’altro un’annata importante. E se magari non c’era grande disponibilità economica c’erano comunque una grande organizzazione ed un certo culto del lavoro. Aspetti ripresi da Conte e portati avanti anche da me. Importanti furono anche i risultati economici con la valorizzazione di Bonucci e Ranocchia, passati a Juventus ed Inter. Oggi, anche solo rispetto ad 8 anni fa, il calcio è cambiato. Nulla succede per caso”.
Ad un certo punto sembrava possibile anche l’Europa League. In cosa venne meno il Bari in quel rush finale? “E’ mancata la consapevolezza di crederci sino in fondo. Magari si era già contenti di quello che già era stato fatto, anche se con un pizzico di concentrazione in più si sarebbe potuto ottenere qualcosa che, ad inizio stagione, sarebbe stato ritenuto impensabile”.
Immensi i tifosi: come dimenticare i 10mila dell’Olimpico contro la Roma? “Di dimostrazioni, anche se non ce n’era bisogno, ne ho avute tante nel corso di quel torneo. Anche contro la Lazio, ad esempio, erano poco più di cinquemila. Tanti. Basta per il resto vedere gli oltre trentamila visti quest’anno contro il Foggia. Uno spettacolo da grandi palcoscenici”.
A proposito di derby. L’anno prossimo tornerà anche quello col Lecce… “Perlomeno in questo modo la B sarà più affascinante con 3 squadre pugliesi. Di derby ne ho vissuti diversi e, a prescindere da questo, auguro al Bari di risalire in A. Questa città ama il calcio in generale, merita la categoria superiore”.
Il derby del 6 gennaio al ‘Via del Mare’ fu l’ultimo capitolo felice della sua avventura a Bari… “Avevamo tanta voglia quel giorno, c’era una cancrena dentro…ma questo argomento non vorrei affrontarlo, visto il seguito”.
E se il Bari un giorno la dovesse chiamare? Tornerebbe alla guida dei galletti? “E’ una domanda che mi fanno in tanti e tutti i giorni…(ride, ndr). Bari è il posto in cui vivo, è la città più importante in assoluto per me. E’ difficile dare una risposta. Accettare potrebbe avere un senso qualora ci fosse la possibilità di fare determinate cose in maniera molto importante. Perchè questa città, lo ripeto ancora una volta, merita cose grandi ed importanti”.
Di lei Conte diceva che in passato si ispirava al suo modello di calcio. Ma non è stato l’unico: in molti l’hanno definita un maestro e la seguono con piacere. Nonostante tutto… “I complimenti fanno sempre piacere, ma il calcio crea e distrugge in poco tempo. Sono bastati, nel mio caso, appena quattro mesi per distruggere oltre trent’anni di calcio. Adesso ho solo voglia di riprendermi quello che è mio, molto semplicemente. Tutto quello che è riferito alla mia immagine, serietà, professionalità e correttezza. Ho voglia di dare risposte importanti sul campo”.
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