Gaetano De Rosa a ilGalletto.tv: “Bari, aiuta De Laurentiis”

Il Bari è la società con cui ha disputato il maggior numero di partite in carriera, 212 (tra il ’97 e il 2004), ma è cresciuto calcisticamente a Napoli, dove ora vive e lavora. Può parlare da un “osservatorio” privilegiato l’ex biancorosso Gaetano De Rosa (nella foto, in azione contro Enrico Chiesa al San Nicola), tra i difensori più forti nella storia del Bari.

Ciao Gaetano e benvenuto su ilGalletto.TV. Secondo te, De Laurentiis è l’uomo giusto per la rinascita del Bari?

“Non conosco i ‘dietro le quinte’, ma in base alla mia percezione, sicuramente sì. E’ l’auspicio da tifoso del Bari, da ex e da uomo di calcio. Non ha bisogno di presentazioni. Ce ne fossero di altri De Laurentiis nel sistema calcio, un sistema che sicuramente ha tante lacune ed è estremamente precario. Il fallimento del Bari, che mi ha sorpreso più di quello di altri club, è un grosso allarme, soprattutto per chi vive dal calcio, uno sport che comunque rappresenta un indotto primario nell’economia del nostro Paese. Credo che De Laurentiis sia il modello da seguire in un mondo dove sembra che tutto stenti e dove spesso i conti non tornano. A qualcuno può sembrare antipatico, ma non porrei l’attenzione su questo. I numeri parlano per lui. E’ encomiabile e non può essere discusso. La speranza è che riesca a fare ciò che ha fatto qui a Napoli. Bari merita un futuro del genere, fatto di sostanza, di programmazione, di competenza e di genialità”.

C’è un errore che secondo te a Bari De Laurentiis non deve assolutamente commettere?

“Non ha bisogno di consigli. Lui sa bene che va in una piazza importante come Bari, dove ci sono notevoli risorse, dove c’è una grande opportunità anche per lui dal punto di vista manageriale. Ha tracciato già la strada a Napoli e sono certo che riuscirà a riportare il Bari a certi livelli”.

C’è un errore che, al contrario, non deve essere commesso dalla piazza biancorossa?

“Pongo l’attenzione sull’ambiente, che conosco molto bene. E’ ora che Bari, la Bari vera, non coloro che si riempiono la bocca del Bari, sappiano affrontare certi momenti storici. Tutti, dai media agli addetti ai lavori, dai non addetti ai lavori fino al tifoso da bar”.

In che senso?

“Molti, per amore del Bari, in certi momenti avrebbero dovuto pronunciare una parola in meno, fare un passo indietro e soffrire in silenzio. In tanti non l’hanno fatto, perché quando c’era da sminuire hanno accelerato, quando c’era da ridimensionare hanno ingigantito. Se ci pensi, da anni Bari affronta sempre le stesse problematiche. Siccome a Bari c’è tanta tifoseria che soffre e vive per il Bari, è del loro supporto che hanno bisogno il Bari e De Laurentiis, non di chi cerca altro e utilizza il Bari solo come un mezzo. E’ ora che a Bari si cammini tutti insieme, verso un’unica direzione. Come tutte le cose ci vuole tempo e programmazione. Ma ora c’è una persona che è una garanzia come De Laurentiis, bisogna solo seguirlo, senza fermarsi ad ogni fisiologico intoppo”.

Sei stato anche il capitano di questa squadra. Quali sono i tuoi principali ricordi legati al Bari?

“Non mi piace sceglierne uno, voglio ricordare i sette anni trascorsi lì con voi, sette anni di grandi emozioni e piccoli dispiaceri. La cosa che mi è dispiaciuta di più è non aver avuto il tempo e l’opportunità di ringraziare prima di andare via. Per chi come me crede a certi valori sarebbe stato importante manifestare la mia riconoscenza ad un ambiente che mi ha dato tanto e al quale ho cercato di rispondere ogni giorno col massimo impegno”.

Perché non è andata così?

“Perché noi, al culmine di un anno difficilissimo, costellato di tensioni con l’ambiente, subimmo un’aggressione e questo creò una situazione insostenibile che fece venir meno ogni riferimento. E la paura provocò un ‘si salvi chi può’ generale. Ognuno andò per la propria strada e questo non mi permise di congedarmi come avrei voluto da quella realtà che a malincuore ho dovuto lasciare. Non per mia scelta”.

Ora di cosa ti occupi?

“Oggi mi occupo di scuola calcio. Sono un referente tecnico della scuola calcio napoletana Real Casarea. Ho ricominciato un cammino da lontano, mi occupo di giovani e devo dire che sono soddisfatto perché stiamo creando una piccola-grande realtà nella nostra provincia ottenendo grandi soddisfazioni”.

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