GIAMEL
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| Titolo: 26/03/16 - Ritratto di Camplone e del Bari che non gli somiglia Sab Mar 26, 2016 11:05 am | |
| C’è un piccolo aneddoto che riesce bene a tratteggiare l’indole sincera e bonaria di Andrea Camplone. Novara, postgara del match che ha visto i galletti espugnare il “Silvio Piola”. L’allenatore biancorosso entra in sala stampa e viene accolto da una domanda simpaticamente provocatoria: “Alla fine del primo tempo le è mai passato per la testa di poter fare bottino pieno?”. Lui, contrariamente a quello che avrebbe fatto buona parte dei suoi colleghi, invece di sbuffare piccato e di trincerarsi dietro gli alibi previsti dal protocollo, se la ride divertito e ammette che, sì, il Bari visto sino al 45esimo era così brutto da non far prevedere nulla di buono. La sala stampa apprezza e così mister Camplone può guadagnare l’uscita scortato dagli applausi e dai sorrisi dei giornalisti locali. “Bravo, mister”, qualcuno gli dice. Chapeau.
Voce dal fondo: facile essere paladini del fair play quando si vince. Ma la verità è che l’allenatore abruzzese anche nei momenti più difficili ha mostrato la propria connaturata sincerità. Per esempio quando, al termine della gara contro l'Entella, ammetteva a microfoni accesi di temere di essere “indigesto” alla squadra. Non un vile scaricabarile di responsabilità, ma piuttosto lo sfogo di una frustrazione latente. E, andando ancora più a ritroso, non c’era altro che la sua (a volte ruvida) schiettezza - esatto contrario del bon ton istituzionale che trasforma le conferenza stampa in un flipper di frasi fatte e paraculismi - dietro il dichiarato scarso apprezzamento della filosofia di gioco del predecessore. Ed è forse questo modo di esprimersi pane al pane, vino al vino ad averlo schermato nei giorni delle contestazioni. Semplice fare confronti impietosi: Nicola era ferocemente bersagliato dai tifosi biancorossi anche quando le cose andavano bene; Camplone invece ha ricevuto applausi e pacche sulle spalle anche dopo aver perso malamente. Questione di feeling.
Ora la sfida di Salerno. Tre indizi farebbero una prova, se non fosse che le vittorie del Bari contro Pro Vercelli e Novara sono state così rocambolesche da non poter costituire un vero e proprio indizio di rinascita. Il mister lo sa, così come sa che la creatura che ha tra le mani non è affatto a sua immagine e somiglianza. Anche questo, lui, non l’ha mai nascosto e siamo certi che non si darà pace fin quando ciò che vedrà in campo non lo rispecchierà. Nel frattempo, però, un’eventuale imboscata ai danni della Salernitana metterebbe un sigillo sulla ritrovata capacità dei galletti di raccogliere, in un modo o nell’altro ma con continuità, i punti necessari a consolidare la propria candidatura ai playoff. Per il bel gioco forse è troppo tardi, per tutto il resto no. Serve un Bari affamato, ma non è detto che l’appetito debba passare per forza con un piatto di caviale.
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