GIAMEL
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| Titolo: 01/03/16 - Da Nicola a Camplone: anatomia di una crisi senza fine Mar Mar 01, 2016 9:40 am | |
| Un vecchio saggio diceva che i fatti sono argomenti testardi. E sono i fatti ad inchiodare Camplone sul banco degli imputati: con la media di 0.8 (e spiccioli) punti a partita - questo dice il rendiconto della sua gestione - non si va molto lontano, anzi. Piccola premessa parzialmente assolutoria: chiamato a sostituire Nicola con l'obiettivo di far uscire il Bari dalla crisi attraverso il bel gioco, l'ex tecnico del Perugia è in effetti spesso riuscito nell'intento di dotare i suoi di una manovra fluida e avvolgente. Insomma, se volessimo cavarcela con una battuta, potremmo dire che l'operazione è riuscita ma il paziente è morto. Oddio, morti davvero i biancorossi non lo sono ancora, ma l'attuale posizione di classifica testimonia che si sta scivolando su un declivio a strapiombo.
CRISI IRRISOLTA - Per carità, sarebbe sciocco gettare la croce solo sull'attuale tecnico, che se si trova sulla panchina pugliese è innanzitutto perchè il Bari già a dicembre aveva spinto il pulsante dell'SOS. Certo, però, non si può dire che il cambio di guida tecnica abbia sortito gli effetti sperati: soccorsi i biancorossi quando erano sesti, ora Camplone si trova a guardare dal basso verso l'alto ben otto squadre. E dire che si era presentato annunciando, con discutibile nonchalance, di ambire alla promozione diretta e di voler far divertire il pubblico barese. Sul primo punto, meglio lasciar perdere per carità di patria. Quanto al gioco, l'effervescenza (intermittente, a onor del vero) della sua squadra si è rivelata un'attitudine del tutto improduttiva. Detto ciò, sommando le ultime 5 gare della vecchia gestione (4 sconfitte e una risicata vittoria contro il Perugia) con le 7 delle nuova (una vittoria - sempre di misura - 3 pareggi e 3 sconfitte) salta agli occhi la media di 0.75 punti a partita. Da brividi.
A CONFRONTO - Inutile lambiccarsi il cervello chiedendoci in che posizione sarebbero i nostri eroi se l'ex Livorno fosse ancora in sella: non lo sapremo mai. Giusto però domandarsi se effettivamente Nicola non avesse tutti i torti quando, velatamente o esplicitamente, faceva intendere che quel calcio sgraziato e parsimonioso fosse l'unico adatto alla sua squadra, non troppo cambiata nella sostanza nonostante il mercato invernale. Per quanto esteticamente spesso deprecabile, il Bari visto sino a dicembre una sua identità ce l'aveva: quello più velleitario di Camplone, invece, è un ibrido sempre in bilico tra la ricerca di un'estetica nobile e la perenne isteria di chi non vuol venire a patti con la realtà. Ció che poi risulta evidente è che, a dispetto dell'ennesima finestra di mercato convulsa, molti galletti giocano fuori ruolo. A dicembre si diceva che a questa squadra serviva una mezzala: adesso ce ne sono così tante che in campo le si trova un po' ovunque, in cabina di regia (Valiani) come sulla fascia sinistra della difesa (Di Noia). Grande è la confusione sotto il cielo.
SFORTUNA - Resta sempre sul fondo il fattore più indonsabile di tutti. L'impressione è che, occhio e croce, il Bari di Nicola, spesso tirato fuori dai guai grazie alle prodezze del singolo, sia stato complessivamente più fortunato di quello di Camplone, non di rado mandato all'inferno da errori individuali. Che nel breve periodo la semina non sempre corrisponda al raccolto è però un'ovvietà. Che in questo 2016, nonostante un gioco gradevole e a tratti all'arma bianca, i galletti abbiano segnato solo la miseria di 6 reti è invece uno di quei fatti di cui parlavamo all'inizio. Un argomento testardo che deve far riflettere gli attori di Via Torrebella, da tempo avviluppati in un silenzio che si fa di giorno in giorno sempre più grottesco.
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