Bisedo
Messaggi : 3148 Data d'iscrizione : 25.03.15 Età : 50 Località : Bari/San Cataldo
| Titolo: 27/02/16 - CdM - L'intervista immaginaria: Camplone rompe il silenzio «Mi sentivo un leone in gabbia» Sab Feb 27, 2016 2:18 pm | |
| BARI - Appuntamento al tavolino di un bar di Poggiofranco. «Un favore, però. Metta occhiali scuri, cappello di lana e giubbotto col bavero alzato. Non si deve vedere neanche un pezzettino di guancia. Da queste parti vengono a prendersi sempre l’aperitivo Marangon e Foglianese, meglio non farsi riconoscere. Il presidente Paparesta non me la perdonerebbe». A poche ore dalla partita di Lanciano, in spregio ai divieti della società che non ha nemmeno diramato i nomi dei convocati, Andrea Camplone rompe il silenzio stampa. Ha voglia di parlare, il tecnico del Bari. Di raccontarsi, oggi che torna in panchina, dopo i giorni al Policlinico trascorsi «come un leone in gabbia».
Mister, è vero che martedì uscendo dall’ospedale è andato direttamente al campo? «Sì, non sono passato neanche da casa per cambiarmi la camicia». Perché tanta fretta? I medici non le hanno consigliato di ripartire piano? «Di carattere sono fatto così e poi il calcio è la mia vita. Senza squadra, quindi senza Bari in questo momento, non so stare». Ha avuto paura, quando mercoledì dell’altra settimana l’hanno portata di corsa al Policlinico? «Sì, paura che i medici mi dicessero di non poter più allenare. Già m’immaginavo a trascorrere lunghe, noiosissime giornate nello stabilimento balneare di Pescara che gestisco con mia moglie, lì in centro, a due passi dal porto. L’estate scorsa è stata davvero dura, dopo la rottura con il Perugia». Come occupava il suo tempo? «Ad accogliere gli ospiti del lido, a giocare combattutissime partite con gli amici nei tornei Uisp, a mangiare crudo di mare nel mio ristorante preferito di Silvi Marina». Crudo per crudo, a Bari come si sta trovando? «Alla grande, scorpacciate memorabili, ho detto sì all’offerta di Paparesta anche per questo». La squadra, però, fatica a macinare risultati positivi. Ha in mente qualcosa di diverso, pur di scuotere i suoi calciatori? «La strategia da papà buono non ha pagato. Allora ho deciso di optare per le maniere forti. Giovanni Loseto mi ha suggerito come fare: ad ogni giocatore che non ti ascolta dang nu tuzz». Oggi a Lanciano deve rinunciare a Maniero. Un’assenza pesante? «Presente o assente, Maniero è pesante di per sé. Se mangiasse qualche panzerotto in meno e segnasse qualche gol in più, sarebbe meglio». Scontata la conferma di Micai tra i pali? «A patto che la smetta di guardare i filmati di Buffon e Neuer, per poi provare a imitarli in allenamento. Lui è bravo, però non esageri con certe convinzioni». Quand’era ricoverato, quali consigli ha dato al suo secondo Di Cara prima della partita con il Latina? «Io e Di Cara siamo più avanti della legge sulle unioni civili. In senso calcistico intendo, non si equivochi. E’ un mio collaboratore dai tempi dell’Eccellenza, non aveva bisogno di consigli». Arrivederci mister. «Arrivederci. E andando via, non si tolga occhiali e cappello». *** Andrea Camplone, al quale auguriamo oggi un felice ritorno in panchina, questa intervista non l’ha mai concessa. E’ solo immaginaria. Un divertissement per sdrammatizzare il clima pre-Lanciano e auspicare che il Bari ritrovi serenità. Sia sul campo che nei rapporti con i media e i tifosi.
Corrieredelmezzogiorno.it | |
|