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| Titolo: 14/02/16 - Micai, dinastia di portieri. Primo rigore parato in carriera Dom Feb 14, 2016 8:48 pm | |
| Se l’avesse immaginata alla vigilia forse non l’avrebbe pensata così. Avellino-Bari si è dimostrata, invece, per il 22enne mantovano Alessandro Micai una gara da incorniciare e conservare nell’album dei ricordi: esordio stagionale, un rigore parato e tanta determinazione tra i pali. “E’ la prima volta che paro un rigore da quando sono professionista – dice – sono contento di averlo fatto in una partita per noi importante. Faccio parte di un gruppo fantastico che mi ha messo subito a mio agio e spero di averli ripagati con la mia prestazione. Ho la fortuna di lavorare con professionisti come Enrico Guarna. Prima di Avellino mi ha detto ‘non sei più un giovane ormai sei in grado di affrontare queste partite’. Aveva ragione”.
“E’ stata una partita sicuramente impegnativa sotto tutti i punti di vista – continua – abbiamo faticato molto dopo l’espulsione ma alla fine siamo usciti imbattuti. Era importante non perderla è abbiamo anche avuto la possibilità di chiuderla a nostro favore. Personalmente mi sentivo pronto e sempre sul pezzo, molto tranquillo, forse il momento più difficile è stato dopo l’inserimento da parte loro di Mokulu. Sparavano in area molti palloni e non potevo distrarmi un attimo”. Di certo per Micai è stato un’esame importante superato a pieni voti. “Non ho avuto grosse esperienze finora quindi questo è stato un test vero. Ma è già alle spalle ed ora guardo al prossimo. Spero di aver messo in difficoltà il mister per la prossima partita. Lavoro per farmi trovare pronto. Perchè non credere ad una riconferma tra i pali contro il Latina?”.
Il rigore? “Ho guardato su internet alcuni video di Castaldo e mi sono fatto un’idea di come poteva calciarli. Anche il nostro preparatore Onesti mi ha suggerito di buttarmi sulla mia destra. Diciamo che mi è andata bene”. Una parata fondamentale che Micai dedica allo zio scomparso. “Era un portiere come me, ora non c’è più, in quel momento ho pensato a lui”. Non solo lo zio ma anche il papà Marco è stato portiere. Insomma, una dinastia di estremi difensori. “Possiamo definirla così. Nessuno di loro purtroppo è arrivato a grandi livelli ma mi hanno sempre sostenuto e dato utili consigli. Ricordo che da piccolo quando perdevo mi mettevo a piangere e loro mi dicevano ‘che dovevo sempre sorridere e pensare alla prossima partita’. Così ora faccio puntualmente ogni sabato”.
In ultimo un pensiero a chi a Bari l’ha voluto, il tecnico Mangia. “Non solo a Bari devo essere sincero. Ha puntato su di me a Varese poi mi ha portato a Palermo e permesso di avere alcune convocazioni in nazionale di Lega Pro. Devo tutto a questo uomo”.
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