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| Titolo: Rep - Brienza: "L'assist di mia figlia, non mi sono mai sentito un quarantenne. Posso giocare ancora" Ven Apr 19, 2019 10:09 am | |
| "Aveva ragione mia figlia Denise". Ciccio Brienza, in un'intervista a Repubblica, torna sull'invito della figlia a continuare a giocare. "L’assist di mia figlia 14enne, grande tifosa del Bari, mi ha spinto la scorsa estate a non prendere in considerazione altre proposte. Questa promozione mi rende profondamente felice, perché so perfettamente quanto ha sofferto chi ama il Bari. Vincere a quarant'anni? E’ un valore aggiunto, anche perché condivido questa gioia con ragazzi che potrebbero essere miei figli. L’altro giorno ha festeggiato il suo diciannovesimo compleanno Mutti e riflettevo sul fatto che sia di ventuno anni più giovane di me. Con loro, ho perso qualche anno anche io. Non mi sono mai sentito un quarantenne".
Non era a Troina perché infortunato, Brienza racconta quei minuti: "Li ho seguiti stando moralmente accanto ai miei compagni. Sapevo che non avrebbero fallito il match point. Volevamo chiudere i conti, questo è stato comunque un campionato lungo ed estenuante. Ero a casa mia ad Ischia, ma con il cuore e la testa a Troina".
Sul futuro... "E’ un argomento che non ho ancora affrontato con la società. In cuor mio, sento di avere ancora voglia di giocare e di allenarmi. Quando sono stato bene, credo di avere fatto sino in fondo la mia parte. Ma ne riparleremo dopo la festa".
Sul recupero dall'infortunio... "Mi sto curando, ho avuto il riacutizzarsi di un vecchio problema muscolare. Ieri mi sono sottoposto alla visita di controllo, spero davvero di farcela per il saluto ai tifosi. Ho una voglia incredibile di vederli gioire, se lo meritano".
Racconta aneddoti Brienza nell'intervista rilasciata a Repubblica il giorno dopo la promozione in C. "Per la prima volta nella mia carriera, dopo una partita non mi è stato possibile fare la doccia: è successo a Gela, non c’era acqua quel giorno. Avevo anche male alla caviglia, non è stata una bella esperienza. Non è mai scontato vincere un campionato, per quanto alla nostra squadra non mancasse nulla per vincerlo. Abbiamo lavorato con grande serietà, siamo stati umili a calarci immediatamente nella realtà di un campionato come quello di serie D. Nel nostro gruppo c’erano giocatori abituati a ben altri tornei, ma tutti abbiamo lavorato compatti per centrare l’obiettivo".
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