GIAMEL
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| Titolo: Bari, Cornacchini: il condor che si affida al suo 4-3-3 Mar Ago 21, 2018 9:37 am | |
| Giovanni Cornacchini nuova guida tecnica. La neonata SSC Bari accoglierà così finalmente il suo primo condottiero, con la speranza di dar avvio, insieme a lui, ad un percorso che possa consentire di tornare a parlare al più presto di calcio professionistico. La responsabilità non è di quelle di poco conto, se si considerano gli obiettivi e le basi di partenza: la tanto agognata Serie C è praticamente un imperativo, ma il ritardo nell’inizio della preparazione rispetto alle principali competitor dirette non facilità di certo i compiti. La paura, però, non è un concetto che appartiene al ‘Condor’ marchigiano. Uno che ha trascorso gran parte della sua carriera a spaccare le difese avversarie, gonfiando reti di mezza Italia e sfruttando al meglio le sue notevoli qualità da rapace d’area di rigore. 38 reti a Piacenza (nel biennio 1989-90, 1990-91), addirittura 60 a Perugia (a cavallo fra il 1992 e il 1995) nelle vesti di calciatore, tantissima gavetta e ben due promozioni in quelle di allenatore: la prima, in Eccellenza, alla guida del Città di Castello al termine della stagione 2008-2009 ; la seconda, in Serie D, ad Ancona cinque anni dopo, con ben tre giornate d’anticipo. Una cavalcata vincente all’interno di un girone, quello che riunisce compagini abruzzesi, molisane e marchigiane, che presto potrebbe divenire la nuova collocazione della SSC Bari (che tiene gli occhi aperti su una possibile partecipazione al girone delle pugliesi e che ugualmente non abbandona il sogno del ripescaggio in Serie C ). E’ forse proprio questo uno dei motivi che ha spinto la dirigenza pugliese a preferire il suo profilo a quelli di Legrottaglie, Feola, Menichini e Perrone, altrettanto quotati, ma probabilmente meno adatti al contesto. A dispetto della mancanza di abitudine a calcare grandi palcoscenici e delle non troppo positive esperienze maturate nelle ultime due stagioni. Prima alla Viterbese Castrense (2016-2017) -24 apparizioni suddivise in due spezzoni e condite da undici sconfitte e ben due esoneri- poi al Gubbio, all’inizio della scorsa stagione, con appena quattro punticini racimolati in sette comparse poco fortunate. Luci ed ombre di un allenatore che fa del 4-3-3 il credo tattico preferito: uno schema che in riva all’Adriatico si è trasformato in una sorta di religione, il cui culto - nato all’epoca di Vincenzo Torrente - è stato successivamente conservato da tutti gli svariati successori che si sono avvicendati sulla panchina biancorossa. Fino ad arrivare a Cornacchini. Che forse non avrà il fascino del vincente, ma che mettèrà a disposizione della causa determinazione, fame e voglia di arrivare.
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