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 01/09/15 - Metamorfosi ovidiana barese: Corazzata? Ai posteri l'ardua sentenza

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MessaggioTitolo: 01/09/15 - Metamorfosi ovidiana barese: Corazzata? Ai posteri l'ardua sentenza   01/09/15 - Metamorfosi ovidiana barese: Corazzata? Ai posteri l'ardua sentenza EmptyMar Set 01, 2015 10:20 am

01/09/15 - Metamorfosi ovidiana barese: Corazzata? Ai posteri l'ardua sentenza Img-2010

La rosa di Roccaporena? Solo un ricordo. Da ieri sera alle ore 23 la pelle è cambiata


Dunque è finita. Finalmente. Dalle ore 23 di ieri la Bari di Paparesta ha, forse, la squadra più forte di tutti i tempi, una rosa che già chiamano “corazzata”, rinnovata, mutata come la pelle di un serpente (si spera velenoso verso tutte le altre concorrenti) in tutti i sensi: quella squadra intravista fino adesso tra Roccaporena, Foggia, Bastia, Salerno e quella non vista a Bitonto, è solo un ricordo. Forse solo da stasera si potrà osservare, nella Capitale della Cultura Europea, qualche stralcio embrionale.



Si, avete capito bene, la squadra più forte di tutti i tempi. Mai, fino adesso, la squadra barese aveva osato tanto, nemmeno ai tempi di Scarafoni, Monelli, Carrera, Maiellaro e Di Gennaro, giocatori bravi, si, ma - forse al netto di Di Gennaro abile calciatore - nessuno con 200-300 partite tra A e B alle spalle. E nemmeno ai tempi di Platt, Boban e mezza serie A (Fortunato, Colombo, tra tutti) arrivata a Bari a svernare in cerca della pensione INPS. Tanto è vero che retrocesse. Non ne parliamo ai tempi di Protti e Tovalieri, due giocatori forti, si, ma non ancora diventati quel che diventarono successivamente grazie al Bari: squadra retrocessa in B.



E, se vogliamo, anche con Antonio Conte, il Bari ad agosto non partì favorito: con Lanzoni, De Pascalis, lo stesso giovanotto Maniero, Volpato, un acerbo Caputo appena tirato via dalla pietra murgese, due fanciulli sbarbatelli chiamati Galano e Bellomo, con Bianco, Boerchio, Doumbia, Maric, Santoni, Perez, un giovanotto dal nome Lanzafame, con Infimo, Edusei, tal Siligardi e tal Soudinha ancora senza pancetta, e quanti altri, solo qualche pazzo poteva darli favoriti per la A. C'era da salvarsi e basta, con un Antonio Conte ancora incognito: solo da gennaio, si ricorderà, con gli innesti di Guberti, Kutuzov e il provvidenziale accantonamento di qualche giocatore inutile alla causa, si riuscì nell'impresa. Dunque, inutile girarci intorno per trovare parallelismi: questo Bari creato ieri sera è il primo, sulla carta, “forte” davvero in partenza.



Il web da ieri è scatenato: euforia inevitabile e sacrosanta, a volte misurata, un po' troppo smisurata come una preghiera di De Andrè, foto shop di formazione ideale che dovrebbe far tremare tutta la B, entusiasmo alle stelle, certezza di ammazzare il campionato e inevitabile “mano” che passa Nicola.

Non vorremmo essere nei suoi panni in certi casi. Il buon Davide ha già dimostrato alla grande di essere un bravo ed efficiente vigile del fuoco, attento a spegnere pericolosi incendi, metafora degli entusiasmi smisurati baresi, ancor prima di provare a delineare un discorso tattico: lo scorso anno, si sa, non riuscì nell'impresa a causa del suo arrivo tardivo con una squadra costruita in fretta e male e con qualche velleità di troppo ma soprattutto impostata in un certo modo da Mangia che non seppe imprimere quell'impostazione necessaria per diventare competitiva.

Perché col troppo vento di ottimismo che gira in città da qualche tempo a questa parte, è difficile, poi, lavorare. E' un po' come il maestrale barese che se da un lato spazza via le nuvole ed i pensieri, dall'altro infastidisce il lavoro e la mente non poco soprattutto quando arriva forte.



Ma tutto questo ai baresi poco importa: essi, purtroppo o per fortuna a seconda dei punti di vista, han vissuto per cento e passa anni a panem et circensem, tra sogni infanti, promesse fasulle, momenti occasionali di gioia indescrivibile subito cancellati da scelte economiche familiari e, dopo l'avvento di Paparesta, han cominciato a sognare ad occhi aperti.



Lo scorso anno sappiamo tutti come è andata: sbagliare ci sta al primo turno da neofiti, si è matricole, ma quest'anno i tifosi che, come abbiamo sempre detto e scritto, al netto di qualche sacca di prepotenza e di clientelismo bieco, tipica della città barese che sfrutta sempre le novità imprenditoriali locali per trarne vantaggi, e al netto di qualche altro personaggio grottesco, sono la vera miniera sottostante il San Nicola (una volta era sottostante al Della Vittoria, accarezzati da iodio, vento di maestrale e odor di piscio e cemento di quel mitico stadio, oggi accarezzati da bucolico odor di ulivi e odor di cemento armato crepato qua e là), e come tale l'unica potenziale risorsa per andare avanti annualmente senza pensare tanto ai bilanci. Perché davanti a ventimila abbonati, come minimo, sfidiamo qualunque squadra di media grandezza a farsi tanti pensieri coi conti in tasca di questi tempi.



Dunque, si diceva della squadra allestita: Paparesta, si sa, vuole andare in serie A perché solo con la A potrebbe dar vita al suo progetto sbandierato incautamente lo scorso anno e miserabilmente naufragato sin da ottobre 2014, magari stavolta a fari spenti anche se la base preparata, purtroppo per il buon Dottor Paparesta, è una con i riflettori già accesi.

E per andare in A , in mancanza di un gruppo come quello che avevano il Carpi ed il Frosinone o come quello di tante squadre che han lasciato intatta l'intelaiatura per poi provare ad andare in A coi soliti innesti, occorreva metterla sull'esperienza e non sulle solite giovani promesse che di questi tempi, a causa anche della loro poca dimestichezza nel sacrificio (pressoché nessun giovane, ormai, tende a sacrificarsi al cento per cento come si faceva una volta), complice anche il momento disastroso sociale-culturale, di concerto con Nicola, ha pensato bene di metterla sull'esperienza perché solo con questa caratteristica si sarebbe potuto costruire qualcosa di diverso, di nuovo, di vincente. Magari con un po' di tempo, ma sicuramente in B alla fine l'esperienza paga.



Certo, si spera che tutti gli over 30 arrivati a Bari abbiano portato con se' nel trolley quella necessaria volontà di far bene, quella sacca di motivazioni, di fame con le quali vorranno dimostrare di non essere arrivati spremuti come in genere si tende ad arrivare, perché se così fosse sarebbe un clamoroso buco nell'acqua. Insomma, occorre staccarsi di dosso quella etichetta da “vecchietti da geriatria”, ironicamente già attaccata da qualcuno.

Forse uno stadio stracolmo fino all'inverosimile come quello postato, in una foto, da Maniero sul suo profilo facebook potrebbe, a qualche male intenzionato giocatore arrivato a Bari convinto di prendere la pensione INPS, far cambiare idea e a rimettersi in gioco, perché le risorse umane son tante e nessuno dovrà sentirsi titolare unico.



Da sottolineare, invece, la volontà di Paparesta nel non voler disfarsi di Romizi, Sabelli e Defendi: una loro partenza avrebbe, di fatto, incrementato il “tesoretto”. Evidentemente, da buon commercialista quale è, si sarà fatto i suoi buoni conti in tasca e, con un monte ingaggi inferiore rispetto a quello dello scorso anno (così ha detto davanti ai microfoni ieri sera), con i soldi dei diritti TV di serie B, quelli di qualche sponsor, coi passaggi-trasferta sponsorizzati dalla Balkan Express e quelli della SITA per le trasferte “vicine”, a suon di cento-duecentomila euro a giocatore, coi soldi degli abbonamenti che si spera superino i quindicimila almeno, quelli degli incassi, dovrebbe farcela a rimanere nelle spese, senza svenarsi.



Toccherà, dunque, a Davide Nicola, nella foto in ritiro a Roccaporena (ritiro, a quanto pare, servito solo per scaldare muscoli e perdere qualche chilo di troppo, non ad altro), luogo già di per se' mistico mentre osserva un infinito pieno di incognite, perfezionare l'uomo aristotelico per l'occasione diventato barese. Davide Nicola, nomen omen, nuovo taumaturgo barese perché mai come quest'anno occorre cuore, sudore, polso e determinazione nel gestire una rosa agiografica prestigiosa come questa. Senza Caputo, Galano e Caturano.



Sarà vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza. Ma soprattutto speriamo che la Corazzata Bari, alla fine, non sia come "La corazzata Potemkin" che, fantozzianamente parlando, si riveò come una "cagata pazzesca".

Siamo, tuttavia, moderatamente ottimisti sul fatto che non si tratterà di quella fantozziana anche se occorrerà del tempo e soprattutto occorrerà abbassare i toni dell'entusiasmo, cosa assolutamente prioritaria. Pur consapevoli che a Bari, per i motivi già esposti, sarà dura, tra voglia di protagonismo, tra gare varie a chi la spara più grossa (celebre quella dell'Ufficio del Lavoro di Catania per Maniero), tra voglia insensata di riflettori e a chi è più tifoso dell'altro, si rischia di rimanere prigionieri del provincialismo più bieco, ovvero nel giaciglio dove i baresi son nati e venuti su ventiilati dal maledetto Levante, vera croce barese da secoli e seculorum.

In bocca al lupo, dunque, a Nicola, al Dottor Paparesta, al suo staff e a tutta la rosa.


Massimo Longo
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MessaggioTitolo: Re: 01/09/15 - Metamorfosi ovidiana barese: Corazzata? Ai posteri l'ardua sentenza   01/09/15 - Metamorfosi ovidiana barese: Corazzata? Ai posteri l'ardua sentenza EmptyMar Set 01, 2015 3:54 pm

Il solito  Massimo Lingo, a cui invio i miei migliori auguri per la stagione Wink
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