Di GIOVANNI LONGO E MASSIMILIANO SCAGLIARINI
I magistrati baresi sono entrati a gamba tesa nel campo del San Nicola con un'istanza di fallimento nei confronti della Fc Bari
BARI - Ieri di buon mattino Mino Giancaspro si è presentato al comando provinciale della Finanza di Bari. L'atto che gli è stato notificato, la fissazione dell'udienza del Tribunale del Riesame cui il patron biancorosso si è rivolto per contestare i sequestri di documenti subiti a giugno, non è che un pezzettino della tempesta giudiziaria che gli si è scatenata contro. La Procura indaga infatti sull'ipotesi di bancarotta fraudolenta della «Fc Bari», e nella ricostruzione delle spericolate attività di Giancaspro ha potuto contare sulle rivelazioni di una gola profonda.
I magistrati baresi sono entrati a gamba tesa nel campo del San Nicola con un'istanza di fallimento nei confronti della Fc Bari (ne ha dato notizia ieri Repubblica). Iniziativa forte, visto che la questione non si discuterà in Tribunale prima di settembre. E tuttavia, con il termine per la ricapitalizzazione che scade domani alle 18, questa mossa suona come la campana a morto per la squadra biancorossa. Il pm è legittimato a chiedere il fallimento quando l'insolvenza di una società emerga nel corso di un procedimento penale. E, d'altro canto, l'insolvenza è il presupposto indispensabile per poter ipotizzare una accusa di bancarotta: e questo probabilmente spiega l'accelerazione delle ultime 48 ore. Anche perché i conti, come chiunque segua il Bari ormai sa bene, continuano a non tornare. Gli inquirenti hanno compiuto interrogatori e sequestri, iscrivendo nel registro degli indagati funzionari di banca, un costruttore e lo stesso presidente biancorosso. Hanno ascoltato come testimoni, ad esempio, i (tanti) creditori del Bari. Ed hanno sentito almeno due volte un ex collaboratore di Giancaspro, un bitontino da molti conosciuto come il suo storico braccio destro. Un uomo che ne conosce le attività imprenditoriali e che lo scorso anno se ne è allontanato a quanto pare per via di divergenze sul rapporto di lavoro. Ha riferito, tra l'altro, elementi ritenuti importanti per ricostruire le fonti del denaro che Giancaspro ha impiegato in questi 18 mesi per scalare la società biancorossa.
Ai raggi X, dunque, è stato passato l’intero percorso di Giancaspro nel club. Da quando, era il dicembre 2016, l'imprenditore di Molfetta, quasi in punta di piedi, acquistò il 5% delle quote dando una boccata d’ossigeno all’allora presidente Gianluca Paparesta che poi – come sappiamo - finirà spodestato e comincerà a presentare esposti e denunce. È poco dopo questo avvicendamento che due imprenditori, uno lucano e l'altro salentino, si insospettiscono. La somma di denaro impiegata da Giancaspro per entrare nel calcio professionistico coincideva, secondo una loro denuncia per appropriazione indebita e truffa, con quanto il commercialista di Molfetta avrebbe prelevato da una società che si chiama «Finpower». E che proprio per effetto di quella denuncia è stata dichiarata fallita, su ricorso degli stessi pm che indagano sul Bari, con sentenza confermata in Appello. Il sospetto al vaglio degli investigatori è dunque che possa esserci un collegamento tra la fallita Finpower (parte del gruppo che fa capo alla Kreare impresa) e la provvista necessaria a mettere un piede in via Torrebella.
Giancaspro, nel frattempo, è in sella. È molto attento ai conti, ma il club continua a perdere soldi. Paparesta presenta alla città Datò Nordin come l'uomo della provvidenza: è un clamoroso bluff. Giancaspro va avanti, ma inciampa di nuovo in una Procura, quella di Trani: c’è una coincidenza temporale tra il pagamento degli stipendi ai calciatori (600mila euro) e un preliminare di vendita di un immobile di Giancaspro onorato con una caparra che, secondo gli investigatori, proverrebbe dalla bancarotta del gruppo florovivaistico Ciccolella. La Finanza piomba allo stadio San Nicola e scova in un cassetto persino una busta contenente denaro, con su scritto “Nero parcheggi”. Anche su questo ci sono indagini in corso.
C’è poi il pasticcio degli F24 e del ritardo nel pagamento delle ritenute previdenziali e degli oneri fiscali. Anche qui la Procura accende un faro, ed è storia di questi giorni. L'accusa è che tutto il giochino possa essere servito a evitare le penalizzazioni per il mancato rispetto dei termini, e dunque viene ipotizzato il reato di ostacolo all’attività di vigilanza (la Covisoc). In tutto questo il club è sull’orlo del crac, e non per l'istanza di fallimento della Procura che – dovendo seguire le normali procedure civilistiche – verrà discussa tra molti mesi. Se entro domani alle 18 non arriveranno i soldi, il cda o il presidente del collegio sindacale dovrà chiedere la messa in liquidazione della Fc Bari. E sarà la fine del calcio professionistico.
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/1036884/baricalcio-si-indaga-per-bancarotta-una-gola-profonda-incastra-giancaspro.html