23/06/15 - Calcio, fede e un futuro in panchina. Parla Legrottaglie: “Dopo la conversione è cambiato tutto, Ibra un fenomeno e in panchina mi ispiro a Delneri”

Ad inizio carriera qualcuno lo chiamava "Il Duca", per l'eleganza in uscita dalla difesa palla al piede. A distanza di tempo di Nicola Legrottaglie il portamento non è cambiato. Un passato importante non solo in Serie A, ma anche con la maglia della Nazionale italiana.

Una storia particolare la sua: prestazioni convincenti, l'exploit con il Chievo dei miracoli, la chiamata in Azzurro dell'allora CT Trapattoni e poi la grande occasione, la Juventus campione d'Italia. Ma non va tutto per il verso giusto. Un periodo di appannamento, i prestiti a Bologna e Siena, fino ad arrivare al momento spartiacque della sua vita: l'incontro con la fede. E' una rinascita vera e propria, "sia dal punto di vista calcistico, sia sotto il profilo umano". Si riprende la Juve e la Nazionale, guadagna un posto da titolare e il rispetto di tutti. Passa al Milan e vince uno scudetto che sente pienamente suo, pur avendo giocato solo 30 minuti. Chiude in bellezza a Catania. Ora la carriera da allenatore degli Allievi Nazionali a Bari, nella sua Puglia, dove assicura di avere la tranquillità che gli garantisce di fare al meglio il suo lavoro.

Legrottaglie ricorda con piacere la sua esperienza alla Juventus: "All'inizio ci sono stati un po' di problemi nell'ambientamento, nel passare da una piccola ad una grande squadra. Io al Chievo mi trovavo benissimo, a Torino ho invece avuto una serie di problemi fisici, soprattutto pubalgia, quindi per me non è stato semplice. In seguito però, grazie alla tenacia e alla determinazione che ho sviluppato nel corso della mia crescita sia professionale che umana, sono riuscito a riprendermi tutto quello che avevo perso durante il primo anno. Anzi, ho ottenuto risultati che magari nessuno si sarebbe aspettato e per questo ritengo molto positiva la mia esperienza in maglia juventina".