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Per quanto ci si possa sforzare nell'analisi della situazione attuale, cercando di cogliere in maniera completa e oggettiva il momento della squadra biancorossa, è difficile scrollarsi di dosso la sensazione che qualsiasi constatazione resti come sospesa, in attesa di giudizio definitivo. Questo non solo perché non possono bastare due vittorie consecutive (contro avversari almeno sulla carta alla portata) per certificare la guarigione del Bari dopo un avvio di stagione difficile, ma anche in virtù del fatto che le stesse sfide contro Brescia e Ascoli hanno lanciato segnali positivi ma sempre parziali, facendo intravedere una squadra convalescente ma non ancora guarita.
È presto, dunque, per trarre conclusioni. Questo non impedisce, però, di andare a leggere proprio quei segnali mostrati dal Bari nelle ultime uscite: fuggendo dalla tentazione di quelli che la politica di un tempo avrebbe chiamato opposti estremismi, nel caso specifico il rifiuto di vedere passi avanti e l'auspicio che ogni difficoltà sia stata superata, non si può fare a meno di notare come con Pasquale Marino i biancorossi siano stati in grado di far emergere un volto nuovo, almeno in alcuni aspetti.
In questo la gara contro la Feralpisalò (sulla carta più agevole ma assolutamente da non sottovalutare) ma soprattutto la sfida casalinga con il Venezia, che attenderà i biancorossi subito dopo la sosta, saranno controprove più attendibili per misurare lo stato di salute del Bari. L'aspetto importante sarà continuare sul percorso intrapreso: contro l'Ascoli i galletti non hanno brillato eccessivamente nello sviluppo della manovra, eppure il baricentro medio della costruzione si è alzato, così pure i tocchi di palla nella zona offensiva (173, contro i 110 e 147 delle prime due gare con il nuovo tecnico in panchina).
Ma al di là dei numeri, è la percezione stessa durante le partite a suggerire come i biancorossi oggi abbiamo un atteggiamento più aggressivo e cerchino di dominare maggiormente il possesso del gioco: finora, però, le intenzioni e le effettive realizzazioni non sempre sono andate di pari passo, e da questo nuovo spirito non è ancora derivata una maggiore pericolosità effettiva. Resta però la traccia da seguire, unita alla consapevolezza che il lavoro possa fornire gli strumenti per crescere e migliorare.
Nello specifico il 3-5-2 visto con l'Ascoli ha permesso alla squadra di essere più equilibrata e sicura, ma ha mostrato alcune pecche: lo scarso coinvolgimento degli esterni nello sviluppo della manovra, l'isolamento delle punte, la mancanza di fantasia. Sono solo alcuni aspetti che possono contribuire al salto di qualità: anche da questi passa il bivio che può portare ad un campionato importante ma anche a ritornare indietro verso una stagione mediocre. E Bari non può permettersi nessuna strada diversa dalla prima.
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