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| Titolo: 13/10/15 - Corriere della Sera - Calcio, doping finanziario e diritti tv Indagati Preziosi e Paparesta Mar Ott 13, 2015 9:54 am | |
| È come quando nel bel mezzo della partita accorre in campo dalla panchina il massaggiatore e con lo spray miracoloso fa risorgere il calciatore azzoppato. Solo che la società Infront di Marco Bogarelli, oltre che advisor della Lega Calcio nell’asta sui diritti tv del pallone, per la Procura di Milano sarebbe stato il massaggiatore di bilanci zoppicanti: quelli delle squadre di calcio che, a causa del loro precario equilibrio finanziario, avrebbero altrimenti seriamente rischiato di non passare il vaglio contabile della Covisoc, la Commissione di vigilanza sui conti delle società professionistiche. E quindi di non potersi iscrivere ai campionati di serie A o B se non fosse arrivato il soccorso finanziario prestato con operazioni montate anche all’estero - secondo i pm milanesi - lungo strutture operative elvetiche riconducibili a Infront o a Tax and Finance (il cui dirigente Andrea Baroni è stato per altre vicende arrestato venerdì con l’accusa di riciclaggio) o al gruppo del pure indagato Riccardo Silva, già tra i fondatori di Milan Channel con Bogarelli e assegnatario da parte di Lega Calcio della commercializzazione all’estero dei diritti tv.
Dai club quotati in Borsa alle società appena arrivate dalla serie B
Per due di queste operazioni di doping finanziario sono indagati per l’ipotesi di «ostacolo all’attività di vigilanza», insieme a Bogarelli, i presidenti del Bari in serie B, Gianluca Paparesta, e del Genova in serie A, Enrico Preziosi, la cui squadra si sarebbe giovata di una balsamica trasfusione finanziaria da 15 milioni in tre rate. «Il Genoa è una delle squadre perquisite ma siamo tranquillissimi - commenta Preziosi -: i soldi che servivano al nostro bilancio li ha messi l’azionista di riferimento, cioè io».
Più contenuta la stampella finanziaria per il Bari: quasi 500.000 euro arrivati da Infront come sponsorizzazione della seconda maglia del Bari con modalità di cui Paparesta rivendica la linearità, ma nelle quali per i pm un ruolo deve avere avuto anche Claudio Lotito, il presidente della Lazio e componente del Consiglio federale della Figc, visto che per questa vicenda anch’egli è indagato per «ostacolo all’attività di vigilanza» di Covisoc.
Lotito entra dunque nell’inchiesta per questa ragione e non, invece, per il suo ruolo in eventuali irregolarità dell’asta primaverile per i diritti tv dei campionati di A e B, che lui stesso ha evocato nella conversazione registrata e consegnata mesi fa alla magistratura da Pino Iodice, direttore generale dell’Ischia Isolaverde. In quella telefonata, per la quale il procuratore sportivo della Figc Stefano Palazzi ha già disposto l’archiviazione di Lotito mentre in Procura a Napoli pende ancora un’inchiesta per tentata estorsione, il presidente della Lazio si vantava: «...Perché io quando vado a vendere i diritti televisivi, che abbiamo portato a 1,2 miliardi grazie alla mia bravura, sono riuscito a mettere d’accordo Sky e Mediaset, in 10 anni mai nessuno..., fra 3 anni se ci abbiamo Latina, Frosinone chi cavolo li compra i diritti? Manco sanno che esiste, Frosinone...». Su questa gara per i diritti tv esiste sì a Milano un filone dei pm Filippini-Pellicano-Polizzi, ma cosa pensi il pool coordinato dall’aggiunto Giulia Perrotti lo si ricava per adesso solo dalle scarne perquisizioni in cui finora non compaiono indagati di Lega Calcio o di Sky, mentre la Infront di Bogarelli è accusata, con i dirigenti di Rti (gruppo Mediaset) Marco Giordani e Giorgio Giovetti, d’aver turbato l’asta e, prima, il procedimento di scelta del contraente.
Il versante sportivo resta però il meno maturo dell’indagine affiorata invece venerdì scorso con l’arresto, per l’ipotesi di «associazione a delinquere» finalizzata al «riciclaggio» di denaro di evasori fiscali italiani, del senior partner in Svizzera e Italia di Tax and Finance, la società globale di consulenza (in questo periodo anche per il magnate asiatico Bee Thaechaubol nella trattativa per il Milan) che per i pm avrebbe avuto punti di contatto con Infront. Ieri, mentre in attesa di studiare gli atti Baroni si è avvalso della facoltà di non rispondere con i difensori Roberta Guaineri e Francesco Sbisà, è emerso che la Gdf sta monitorando almeno 67 facoltosi clienti, tra i quali imprenditori, collezionisti o manager sportivi come quello dei campioni di tennis Andy Murray e Shvedova Jarolslava.
corriere.it/sport
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