Bari Grande Amore
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| Titolo: IlGalletto.tv - Dietro le quinte: ecco chi è Matteo Scala, club manager dei biancorossi Lun Set 10, 2018 1:58 pm | |
| Si chiama Matteo Scala ed è il club manager a cui De Laurentiis ha affidato la “regia” dell’SSC Bari. Insieme a tutto lo staff dirigenziale della neonata società, Scala in queste settimane ha lavorato alla creazione della rosa che sarà a disposizione di mister Cornacchini.
Non ama apparire, ma per lui parlano i fatti. Ha solo 37 anni e il suo curriculum è ricco di esperienze che l’hanno portato fino a Bari.
Figlio di Alfio, portiere che è arrivato a giocare anche in Serie C e oggi allenatore, Matteo Scala – genovese – ha calcato anch’egli i campi da gioco nello stesso ruolo del padre, rimanendo però sempre nei dilettanti. La sua vera avventura inizia quando ha l’opportunità di lavorare come direttore sportivo nelle categorie dilettantistiche. Nel frattempo coltiva la sua passione come giornalista, diventando pubblicista nel 2002 e raccontando, per 10 anni, del Genoa e della Sampdoria per le emittenti locali liguri tra cui Telenord, Primo Canale e Telegenova.
Come direttore sportivo vince il campionato di Seconda Categoria con l’Anpi Casassa, poi quello di Prima Categoria con l’Avosso. Entrambe le vittorie Matteo le condivide con papà Alfio allenatore, con cui per 7 anni vive le gioie e le fatiche del calcio. Alfio Scala, che ha iniziato ad allenare negli anni ’90 prima con le giovanili e poi passando alle prime squadre, oggi allena la Molassana Boero, compagine ligure che milita in Eccellenza e che organizza un torneo molto prestigioso a livello giovanile, il Trofeo Caravella.
Nel 2011 Matteo Scala porta dalla Promozione in Eccellenza la Culmv Polis, che nel 2012 conquista un’incredibile salvezza ai playout.
Dopo quella stagione il suo destino si lega a doppio filo con i colori biancorossi. Per l’attuale club manager del Bari arriva la prima grande occasione. Con un po’ di fortuna e l’aiuto di Roberto Canepa, all’epoca dirigente del Carpi e oggi direttore sportivo del Savona in Serie D, Scala conosce l’attuale direttore sportivo del Napoli, Cristiano Giuntoli, allora ds della società emiliana, che decide di inserirlo nell’organigramma del Carpi. Siamo nel 2012-2013. Nel corso della prima stagione, in C1, Scala ricopre il ruolo di segretario sportivo. Quell’anno arriva, al termine della finale play off disputata al Via Del Mare di Lecce, la prima storica promozione in Serie B del club emiliano. Nei due anni successivi, nel campionato cadetto, Scala rafforza il suo rapporto con Giuntoli, diventandone il braccio destro e svolgendo le mansioni di team manager e segretario generale. Nella stagione 2013-2014 il neopromosso Carpi ottiene la salvezza con largo anticipo conquistando 59 punti. Il 2015 ha il sapore della Serie A per i biancorossi che raggiungono, con 80 punti in classifica, il 28 aprile in seguito al pareggio casalingo proprio contro il Bari. La prima storica promozione nell’olimpo del calcio italiano.
Durante la stagione successiva, con l’arrivo al Carpi dell’ex direttore sportivo del Bari Sean Sogliano, Scala torna ad occupare momentaneamente solo il ruolo di team manager. È una parentesi destinata a durare poco, perché con l’allontanamento di Sogliano nel novembre 2015, il genovese viene promosso a club manager, svolgendo di fatto funzioni di direttore generale. Ad affiancarlo il ds Giancarlo Romairone.
L’anno seguente, dopo la retrocessione dalla Serie A, il Carpi riesce a raggiungere la zona playoff del campionato cadetto, facendosi sfuggire la promozione all’ultimo atto contro il Benevento.
È nel corso dell’andata della finale playoff giocata al Cabassi (finita 0-0) che tutti si rendono conto di quanto Scala tenga alla scaramanzia: è il 4 giugno e, nonostante i 30 gradi, il club manager si presenta in panchina con sciarpa e cappotto portafortuna. Ma quel cappotto, che l’aveva accompagnato durante tutta la stagione, finisce dritto nella spazzatura dopo la sconfitta subita nel ritorno di Benevento.
Il resto è storia recente. Dopo l’addio di Romairone e un’ultima stagione vissuta da direttore generale, la scorsa, Scala e il Carpi decidono consensualmente di interrompere la loro collaborazione, nonostante un altro anno di contratto e un rapporto fraterno instauratosi con il presidente. Non prima, però, di aver donato il suo nuovo portafortuna, un piumino, ai suoi ormai ex tifosi.
Dopo poco più di un mese, quasi come se il biancorosso non volesse lasciarlo, arriva la chiamata del Bari dei De Laurentiis a cui era impossibile dire di no, nonostante la ripartenza dai dilettanti. Perché da giovane ambizioso, Scala capisce che il progetto Bari è una di quelle occasioni che capitano una sola volta nella vita.
Di lui dicono che crede molto nel lavoro di squadra. Chi lo conosce racconta come Scala non ami i riflettori e non sia un accentratore: vuole semplicemente che le cose funzionino. Nel corso della sua carriera è stato diverse volte dietro le quinte e probabilmente sa bene che per il raggiungimento di determinati risultati ciò che conta maggiormente è dare valore alle persone che lavorano con lui. Del resto solo con l’unione, a maggior ragione nelle difficoltà, si vincono i campionati.
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